Fumetti dal sottoscala: Gags, Jokes, e… censura
Fumetti dal sottoscala: Gags, Jokes, e … censura.
Il fumetto vive di momenti di gloria nei quali una testata o un genere sembra far rinascere il genere e scongiurare la crisi del momento. Accade, è accaduto e accadrà ancora. I racconti liberi e i personaggi argentini portarono nuova linfa al genere dando fiato a magazine storici e facendone nascere di nuovi. Il disinteresse, la poca cura, una certa supponenza non portarono molto bene a queste testate. Infatti oggi a distanza di 35 anni in edicole ne restano solo due. Quelli con un ben definito programma editoriale.
Con vari nomi e soprattutto stili partecipammo ad alcune di queste proposte editoriali. Una in particolare finì per assorbirci completamente. Partimmo con una sola serie e arrivammo a farne sei. Con stili diversi. Tutto veniva fornito tramite un agente che se ne fregava altamente della continuity, della cura e della qualità. I soggetti erano talmente assurdi che pian piano – che conservare una accettabile sanità mentale – cominciammo a inserire delle gag nascoste che pian piano diventavano delle assurdità che andavano ingigantendosi man mano che ci accorgevamo che nessuno controllava. Ed erano macroscopiche. La storia del povero disoccupato senza avere nemmeno i soldi per mangiare che però gli facevamo guidare una Lamborghini. Una serie in particolare aveva uno trama così meccanica con sempre una oppia di cattivi. Cominciammo a fare la coppia con fisionomie dicotomiche, dal grasso al magro, il bianco e il nero, il nazista e il comunista, Lenin e Stalin, Ollio e Stanlio e altre non raccontabili. Ad ogni consegna – con sprezzo del pericolo – aspettavamo la lavata di capo e il licenziamento. Non avvenne mai. Anzi le serie aumentarono. Con questi presupposti come sin poteva pensare che quelle testate potessero avere un minimo di successo o almeno portare a casa le spese?