un uomo un’avventura, acting my face
un uomo un’avventura, acting my face
Eravamo alla fine degli anni settanta internet era solo nella mente di Tim Bermes-Lee e Robert Caillau, il fax sarebbe arrivato qualche anno dopo comunicare informazioni grafiche a distanza era per niente facile. Per il nostro episodio, l’uomo della televisione che doveva uscire nella collana “un uomo un’avventura”, per il ruolo di villain pensavo a una vera e bella faccia da cattivo. Un attore che compariva spesso nei telefilm di produzione statunitense ma come presentarlo a Sergio Zaniboni non conoscendone né il nome né ricordando in quali episodi fosse comparso. Sergio era però di una intuizione e professionalità che in un breve colloquio telefonico intuì di chi parlassimo. Onore alla sua maestria e pure della capacità di bucare il video di Anthony James. James nella sua carriera ha interpretato ogni genere di psicopatici, criminali brutali, viscidi e detestabili.
Come per ogni attore al quale la narrazione ha affibbiato un ruolo standardizzato si scopre che i “buoni” non sempre così buoni nella vita reale e i cattivi persone educate, sensibili e colte. Questo vale per Walter Long o Thomas F. Wilson e ancor più per Anthony James. Infatti ti capita di buttare un occhio ai volumi su una bancarella del lato destro della Senna dove spunta un volto conosciuto. Un testo autobiografico “Acting my face” di Anthony James (già il titolo dice tutto sull’intelligenza dell’uomo che sa che il suo volto era il personaggio) e scopri un animo sensibile, un poeta.